Caro Platon

Io ho fornito una versione spiegando qual’era l’importanza del motoveliero SAN GIUSTO che doveva essere protetto da forte scorta aerea e antisom, per il carico di mine che trasportava, e che evidentemente i britannici intendevano affondare, ordinando all’URGE di spostarsi alla massima forza.

Come abbiano avuto l’informazione non la conosciamo ma, è evidente, che il Comandante del Sommergibile non poteva cambiare rotta se questo non era stato ordinato.

E’ inutile girarci intorno, se il relitto di Ras el Hilal è quello di un sommergibile tipo “U”, non può essere che l’URGE e l’unico attacco che conosciamo è quello dei caccia Cr. 42 del 3° Gruppo.

Se mi si dimostra, ma con i fatti, che vi era un altro sommergibile britannico in quella zona che ha effettuato l’attacco al SAN GIUSTO, potrò rivedere la mia ricostruzione dell’avvenimento.

Quanto alle posizioni come possono essere sicure, trattandosi di rilevamenti fatti da caccia monomotori, quelle che sono state fornite, e riportate nei documenti ufficiali.

Il fatto che i documenti tedeschi non forniscono informazioni precise e attendibili sulla navigazione delle tre motozattere, è un altro elemento che ci porto lontano dalla realtà, e genera confusione.

I Diari del Comando Supremo e di Supermarina, i Diari dell’Aeronautica, le decine di fonogrammi che furono consegnati agli Enti interessati e che si possono rintracciare negli Uffici Storici delle tre Forze Armate italiane, non possono essere smentiti.

A Ras el Hilal, e non importa dove, se più vicino o lontano dalla costa, vi era un sommergibile che cannoneggiava il SAN GIUSTO, e questo, in base alle informazioni disponibili, non poteva essere che l’URGE.

E poiché nella zona non esistevano sbarramenti minati, la causa della sua perdita non può essere che conseguente a quella dell’attacco degli aerei italiani.

Quanto al HMS PROTEUS, che si trovava nella zona di Navarrino, facciò notare che essa era più lontana da Ras el Hilal rispetto a quella dell’URGE, che stava transitando, diretto ad Alessandria, a Nord della Cirenaica.

Non è un puntiglio il mio, è una constatazione che, con gli elementi in nostro possesso, difficilmente può essere smentita.

D'altronde la mia è un tesi che difendo accanitamente dal 1980, quando ho scritto l’avvenimento nel libro “La partecipazione tedesca alla guerra aeronavale nel Mediterraneo (1940-1945)”.

Ti aspetto a Roma

Francesco