Odin, 1.475 tons (14 giugno 1940)

Partì da Malta il 10 giugno 1940 per operare nel Golfo di Taranto e non dette più sue notizie. Alle ore 23.21 del giorno 13 fu avvistato in superficie dal cacciatorpediniere italiano Strale (capitano di corvetta Andrea Fé d’Ostiani) che, con altre unità similari della 7a, 8a e 15a Squadriglia, effettuava un rastrellamento antisom nel Golfo di Taranto, tra capo Colonne e capo Santa Maria di Leuca. Lo Strale – che assieme al Dardo, Saetta e Freccia apparteneva alla 7a Squadriglia cacciatorpediniere – aumentata la velocità, iniziò l’attacco in lat. 39°42’N, long. 17°21’E, lanciò un siluro e sparò alcuni colpi di cannone contro la torretta del sommergibile, che manovrava per disimpegnarsi, e successivamente lanciò due salve di bombe di profondità sul punto ove l’Odin (capitano di corvetta Kenneth M. Woods) si era rapidamente immerso. Circa due ore e mezza più tardi, alle 01.57 del 14, l’unità subacquea, che si era spostata di circa 9 miglia a levante, venne nuovamente avvistata in superficie dal cacciatorpediniere Baleno dell’8a Squadriglia. Questi, dopo aver diretto alla massima forza contro il sommergibile, con l’intenzione di speronarlo, attaccò l’Odin in fase di immersione e, lanciando cinque bombe di profondità, ne provocò le perdite con l’intero equipaggio, in lat. 39°47’N, long. 17°33’E, a 17 miglia a nordest di Punta Alice. Al momento, anche a causa dell’oscurità, il Baleno (capitano di corvetta Carlo Maffei-Faccioli) non poté fare alcuna constatazione circa l’affondamento del sommergibile; l’affondamento fu poi confermato l’indomani, 15 giugno, quando un idrovolante dell’Aviazione Ausiliaria della Marina, in volo di ricognizione, avvistò, sul luogo dell’avvenimento, una macchia di nafta molto estesa. Con l’Odin andò perduto l’intero equipaggio di cinquantasette uomini, inclusi cinque ufficiali e un cuoco cinese.

Francesco Mattesini