General Discussions  
This is the place to discuss general issues related to the U-boat war or the war at sea in WWII. 
Re: ITALIAN SHIP SUNK I SOUTH ATLANTIC
Date: August 26, 2016 05:49AM

Il mattino del 14 marzo 1943 (domenica) il sommergibile Da Vinci (tenente vascello Gianfranco Gazzana Priaroggia) ebbe l'occasione di conseguire il primo successo della sua missione, che doveva portarlo ad operare nell’Oceano Indiano, a sud delle coste del Suda Africa. Esso, infatti, incontrò a circa 420 miglia a sud-sudovest di Capo Palmas, il piroscafo da passeggeri britannico Empress of Canada (capitano George Goold), di 21.517 tsl, convertito in trasporto truppe, e lo attaccò intorno alla mezzanotte da una distanza di 1.000 metri, centrandolo con due dei tre siluri lanciati di poppa. Il piroscafo affondò a sud dell’Equatore, in lat. 01°13’S, long. 09°57’W.

Il transatlantico, partito da Suez, con scalo a Durban da cui salpò il 2 marzo, doveva raggiungere Tokoradi, per poi proseguire per il Regno Unito. Aveva a bordo 2.309 persone, tra cui 318 marinai dell’equipaggio, 26 cannonieri e 1.188 passeggeri, inclusi circa 200 profughi polacchi, francesi e greci, e 499 prigionieri di guerra italiani raccolti nei campi di concentramento dell’Africa occidentale e dell’India e da trasferire in Gran Bretagna come forza di lavoro, particolarmente sentita in quella nazione.

Secondo le ricostruzioni britanniche l’Empress of Canada fu colpito da un primo siluro alle 23.45 del 13 marzo. Il comandante del sommergibile concesse agli uomini della nave mezz’ora di tempo per abbandonarla (alcune fonti parlano di 20 minuti). Il capitano Goold impartì l’ordine di abbandono nave e subito furono calate in mare le imbarcazioni di salvataggio. Scaduto il tempo concesso, alle 01.10 del 14 l’Empress of Canada fu raggiunto da un altro siluro che non gli lasciò scampo. Affondò in un’ora e un quarto.

Con il grande piroscafo perirono 392 persone, incluse 90 donne ausiliarie, 44 membri dell’equipaggio, e 234 prigionieri italiani che si trovavano nel ponte inferiore e al quale non arrivò, dall’ufficiale britannico responsabile della loro custodia, l’ordine di mettersi in salvo. I superstiti restarono per due giorni in mare sulle imbarcazioni di salvataggio, esposti alle onde, alla stanchezza e alla presenza di squali e barracuda.

Non appena fu appreso che l’ Empress of Canada era stato silurato alla mezzanotte tra il 13 e il 14 marzo, furono presi a Freetown provvedimenti per il salvataggio dei naufraghi di quella grande nave. L’incrociatore ausiliario britannico Corinthian salpò da Freetown a 0800 14 marzo, mentre le corvette Petunia (tenente di vascello George Edward Nowey) e Crocos (capitano di corvetta John Ferdinand Holm), e il cacciatorpediniere Boreas (capitano di corvetta Eric Lister Jones) furono staccati dalla scorta al Convoglio W.S.27, in rotta per l’Oceano Indiano, alle ore 04.00 del 15 marzo per salvare i sopravvissuti. Successivamente le tre navi furono raggiunte dalla nave ausiliaria Corinthian (capitano di fregata E.J.R. Pollitt).

Gran parte dei superstiti dell’Empress of Canada, avvistati e segnalati nel tardo pomeriggio del 14 marzo da un idrovolante PBY Catalina, furono raccolti l’indomani dalle quattro navi. e i superstiti sbarcati a Freetown, da dove poi in gran parte proseguirono per Liverpool. Una delle imbarcazioni con 48 persone, inclusa una donna incinta, restò in mare 18 ore prima di essere raggiunta dai soccorritori. Fu considerato che navi impiegate nell’opera di soccorso avevano fatto un ottimo lavoro nel salvataggio di 1.495 superstiti, in una situazione in cui squali e barracuda avevano attaccato le persone in acqua. Inoltre nei loro rapporti i comandanti commentarono favorevolmente il comportamento dei superstiti britannici e dei prigionieri di guerra italiani e negativamente il comportamento tenuto dai soldati polacchi.

Uno dei prigionieri di guerra italiani, il sottotenente medico del Regio Esercito Vittorio del Vecchio, fu preso a bordo del Da Vinci, che trovandosi in superficie lo aveva avvistato dopo averne udito nell’oscurità le grida di aiuto. Secondo la versione resa al rientro dalla prigionia da un altro superstite Pietro De Ambrosis, l’equipaggio del sommergibile, prima che il Da Vinci si immergesse, gridò un “Viva l’Italia che suonava poco consono al momento”.




Francesco Mattesini

Options: ReplyQuote


Subject Written By Posted
ITALIAN SHIP SUNK I SOUTH ATLANTIC OZIRES MORAES 07/24/2016 08:40PM
Re: ITALIAN SHIP SUNK I SOUTH ATLANTIC vito 07/25/2016 08:36AM
Re: ITALIAN SHIP SUNK I SOUTH ATLANTIC OZIRES MORAES 07/31/2016 02:04AM
Re: ITALIAN SHIP SUNK I SOUTH ATLANTIC vito 08/01/2016 10:12AM
Re: ITALIAN SHIP SUNK I SOUTH ATLANTIC Francesco Mattesinif 08/26/2016 05:49AM
Re: ITALIAN SHIP SUNK I SOUTH ATLANTIC vito 08/26/2016 10:17AM


Your Name: 
Your Email: 
Subject: 
Spam prevention:
Please, enter the code that you see below in the input field. This is for blocking bots that try to post this form automatically.
 **    **  ********   ********  **    **  ******** 
 ***   **  **     **  **    **  **   **   **       
 ****  **  **     **      **    **  **    **       
 ** ** **  ********      **     *****     ******   
 **  ****  **     **    **      **  **    **       
 **   ***  **     **    **      **   **   **       
 **    **  ********     **      **    **  **